mercoledì 7 ottobre 2009

Cosa rimarrà dell' Aquila?


Passo questa newsletter della casa dei diritti sociali.Proprio in questo periodo, mi viene in mente che la persistente malagestione nello svolgere le funzioni della res pubblica potrebbe essere un veicolo d' identità nazionale. Come a Messina, dove tutti sapevano ma niente è successo, anche qui troviamo interessi personali posti d' innanzi alla tutela dei cittadini, insomma: l' idea, diffusa sul territorio nazionale, che ovunque le persone preposte all' amministrazione del territorio non ci tutelino e, anzi, in un qualche modo si preoccupino più a coltivare interessi clientelari con imprenditori poco onesti, lasciando poi la fatalità ad abbastersi sui cittadini innocenti, in un qualche senso, ci possa far stare uniti.
Mal comune mezzo gaudio?

L' ultima parte, se confermata, provoca una rabbia intensa e condivisibile.


L'Aquila 30 settembre 2009
Le televisioni filmano l'ingresso di famiglie nelle nuove case antisismiche costruite fuori città. Case finalmente dopo mesi di vita da campeggio nelle tende. I nuovi inquilini sono contenti, le luci sono tutte per loro. Interviste, testimonianze, piccoli servizi. Il Governo e la Protezione Civile soddisfatti annunciano che ogni settimana verranno inaugurate 300 nuove abitazioni. I giornalisti si accalcano per filmare gli interni dei nuovi appartamenti. Nel frattempo il centro storico dell'Aquila sembra essere stato dimenticato da tutti. Eugenio Carlomagno, direttore dell'Accademia delle Belle Arti, è preoccupato per il futuro di circa 1500 edifici tra palazzi, chiese ed altri monumenti. Senza protezioni non resisteranno all'inverno che qui colpisce duramente con il gelo e la neve. Nelle case senza tetto, nelle pareti sventrate le infiltrazioni potrebbero segnare il colpo di grazia per tutta la zona con il suo inestimabile valore storico. Solo qualche edificio, come palazzo Pica Alfieri, e qualche chiesa, come Santa Giusta, hanno visto l'inizio dei lavori di recupero. Attorno ancora macerie e reti che delimitano gli spazi inagibili. Aree dove prima sorgevano case, negozi, uffici, aree che brulicavano di vita. Adesso solo cumuli di pietre. Vacilla la speranza di una ricostruzione che non è partita e che durerà diversi anni. E l'inizio dell'inchiesta sui responsabili dei crolli. Si, perché molti di questi edifici non sono venuti giù solo a causa del terremoto, che fu di media intensità, ma per inefficienza, incompetenza e forse altro. In particolare le prime indagini hanno scoperto che sotto la Casa dello Studente, che crollò seppellendo 8 giovani universitari, c'è una sorta di cava forse utilizzata da una ex fabbrica di medicinali per deporre i rifiuti speciali. Ma l'inchiesta esamina anche gli altri edifici crollati, circa 200, e riguarda chiunque avesse una responsabilità, dai costruttori a chi ha rilasciato le autorizzazioni a chi doveva effettuare i controlli. Si parla di una sessantina di avvisi di garanzia. Ora c'è da domandarsi cosa finirà prima, se l'inchiesta o la ricostruzione, e con quali risultati.

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