lunedì 23 marzo 2009

al BAR dello SPORT


Quando andavo al liceo come studente facevo piuttosto schifo. Avevo una carriera scolastica mediocre con punte decisamente trash. Lo sottolineo perchè mi piace aggiungere alla stupidità l' autolesionismo e, soprattutto, da perfetto wannabe, l' unica cosa che vorrei salvare è una sincera e manifesta cialtronaggine.
Ma continuiamo...
Non eravamo solo in due ad essere scarsi di pagella , però, Edoardo era più onesto di me...
Un giorno mi racconta di una sua visione...
Ci trovavamo fuori dal palazzetto dello sport ( a chi non abbia idea nè delle persone , nè dei luoghi , basti sapere che il "palazzetto" era un impianto sportivo usato sia dal liceo sia dalle medie per le ore di ginnastica) , stavavamo tornando in classe e lui mi racconta quello che ha visto. Sognava. Era dentro un palazzo, un grattacielo forse, tutto stava crollando. Non c' era tempo per le scale, bisognava buttarsi fuori dalla finestra.
Denti che stringono attimi di panico cacciati in fondo alla gola
Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse fuori.
Credo che cercare lo scampo nel baratro non sia una possibilià. Respirare non è per scelta.


Adesso che ho superato il liceo da diversi anni sono io ad essere in quella visione.I calcinacci vengono giù come fulmini di vetro, sotto i piedi il pavimento è fatto di uova, cerco scampo in quella finestra senza considerare che ciò che mi attende è il vuoto e poi lo schianto.
Mi domando com' è che sto di nuovo riportando questo viaggio davanti agli occhi. Di questo scenario mi sono sempre chiesto cosa fosse là fuori, pensavo che la risposta fosse lontano dalle Porte, non scandita dallo scibile di qualche insegnante incompetente e con seri problemi con il latino scritto e l' italiano parlato...


La mia vita va avanti, lascio il paese, allargo i miei orizzonti, mi abituo ai ritmi, ai rumori, agli odori, ma non se ne va quella visione. Credo di non fare un errore di valutazione cambiando l' impostazione della domanda. Più che chiedermi cosa ci fosse fuori, devo ben considerare cosa sia questo palazzo che crolla. Questa sensazione di panico che mi spinge verso una fine comunque inesorabile come un topo che abbandona la nave che affonda per buttarsi in mare.
Da tempo questo topetto ha l' impressione che il palazzo che crolla sia l' Italia. Cosa sia " l' Italia" poi... posso dire che ho solo un impressione.
Quella fatta dai media creata apposta per darti l' idea che siamo un popolo di gente qualunque che sopporta, sopporta tutto, perchè in fondo in Italia si sta bene. C'è il sole! Gli inglesi pagherebbero oro per averlo e a Napoli si fanno buoni affari! E la nostra banidera!? Ieri in tivvù ho assistito al vero pezzo di giornalismo televisivo. Roba da pulitzer ( si scrive così? Mo lo chiedo a Del Debbio) E' stato stabilito, non so da quale equipe di esperti, che i colori della nostra bandiera sono il verde basilico, il bianco- ma che più bianco non si può!!- e il rosso pomodoro!!! Aè! Viva l' Italia ca pummarola 'n coppa!!! Adesso si che mi identifico nella bandiera, personalmente avrei aggiunto il salame piccante, ma vada bene per il bianco a pois rossi, il verde e il rosso in effetti non avrebbero reso bene. Questo popolo che decide il parlamento col televoto non può sperare di trovare dei politici migliori di quelli che troverebbe in un bar. Ma magari li avessimo trovati in un bar (ora non gle lo auguro, ma pensate a Daniel La Russa che offende i colleghi dirimpettai con tuti quei bell' epiteti- senza parlare del piccolo Zaccheo detto presidente!- e immaginate che di là, a sentire quelle belle parole avessimo il caro vecchio Benito o il buon Pippaccione o lo Sceriffo... ci sarebbe più rispetto tra le parti).
La fiction va avanti per le strade, negli uffici, sulle tivvù ( perchè la realtà è sulla tivvù; il resto non va in onda, perciò non esiste... mi date una definizione di surrealismo? Temo di non capire? ). Pensare è out!! Tutto è immediato, ci devi essere, la produzione dei nostri pensieri è affidata a Mediaset.
Con risultati assai scadenti.
Una produzione di bassa qualità alimenta un palato grezzo.
Il fatto è che non hanno tutti i torti a definire il taget...
Il meglio che riesco a fare è prendermela con "quelli là come" se fossi un qualsiasi incazzato da bar!
Magari bisogna prendersela con se stessi.
Perchè questa produzione è affidata al mio io.
Per smettere di farlo, finalmente.

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1 Commenti:

Alle 24 marzo 2009 alle ore 01:55 , Anonymous Anonimo ha detto...

Trovo essenziale riferire anche dell'architettura del palazzetto dello sport, la definirei: anacronistica in ogni epoca, futurista in qualsiasi momento.
Insomma un De Chirico coi materassini.
Teo

 

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