Non sono razzista ma...
Giro adesso il post di cui si è visto solo il titolo per giorni perchè un attimo prima di caricarlo lo avevo cancellato tutto e, invece di accorgermene e rimediare, sono uscito. Che campioncino! Non so come certe cose mi riescano ma mi vengono così...nature.
Quello che è successo Domenica mi ha lasciato stupefatto.
Così su un onda emotiva, dovuta ai fatti che sono successi in terra calabra, ho fatto presto a sentenziare sul razzismo dilagante che si è affermato nella penisola...
Insisto nella pessima abitudine di lasciare scrivere le mani e non la testa.
Intanto il mio cervello si sforzava di capirlo questo razzismo, che cos'è, come si manifesta, c'è sempre stato, è venuto in qualche modo?
Soprattutto c' era una cosa che non mi tornava; c' era quel rosarnese che diceva di ammirare Bossi!
Lì per lì era come immaginare un Africano di due metri che sorrideva bello pacioso indossando una maglietta colla svastica sopra.
Stavo andando a parlare con un professore quando ci imbattiamo in questo argomento e io riporto la mia conclusione ad effetto: "sì però gli italiani sono diventati razzisti!"
"Non sono diventati razzisti- corregge lui- sono diventati poveri, e se sono poveri, diventano insicuri."
Mostra l' esempio di un quartiere popolare di Milano ( non mi ricordo come si chiama ma non è Sesto San Giovanni, che continua ripetutamente a presentarsi davanti alla mia memoria appena provo a ricordare) dove se prima gli operai votavano tutti comunista adesso era si era trasformato in un bastione della Lega Nord: tutto ciò perchè essendoci stato un progressivo indebolimento economico, la scomparsa del piccì ma soprattutto la comparsa della lega, che faceva la sua brava rotta con i venti del populismo e della xenofobia che le gonfiavano le vele, gli operai disuniti e insicuri cadevano facilmente preda della demagogia da strilloni del partito del Dio Pò.
Folgorato sulla via di Damasco ci metto poco nel ravvedermi dalla mia eccessiva sollecitudine nell' etichettare come razzista un popolo come quello calabrese ( e per inudzione tutto quello italiano) che conosco solo nella mia mente confusa e disinformata. Un popolo condannato in contumacia, senza neppure averlo, ma che dico studiato, neanche visitato. Tuttavia so per certo che i calabresi, tra l' altro, sono gente che l' ospitalità ( come fa bene a sottolineare Scalfari in un editoriale de "La Repubblica" della scorsa domenica ribadendone l' estrazione contadina) potrebbero insegnarla a chiunque, quindi ecco spuntare quel mio dubbio ostinato su come facessero a trasformarsi di colpo in cacciatori xenofobi e feroci.
Forse anch' io ho in qualche modo reagito...
Così sono a pranzo dalla mia ragazza... di riffa o di raffa andiamo a finire che si parla di quel che è successo a Rosarno. Io le chiedo se quella abitudine di non lavorare e intascare i contributi senza far nulla, tranne conoscere il proprietario dell' azienda, è presente anche nella sua zona. Me lo conferma con tranquillità, aggiunge anche altri particolari, che per discrezione non riporto, ma che descrivono con disinvolutura quanto sia ben radicato tale malcostume. *
Mentre stiamo mangiando la discussione è animata e la questione degli "stranieri" è al centro del dibattito.
A questo punto io espongo la mia convinzione che il nostro razzismo sia molto dipendente dalla dimensione economica e con questo arrivavo a motivare il calabrese ammirabossi.
Solo che a quel punto una mio amico interviene:
- Io non sono razzista ma devo dire che per certe cose ha Bossi ragione...- a questo punto, più che stupito, ero curioso di sentire dove andasse a parare- Sono troppi!! Non c'è lavoro! A me mi pagano tre euro l'ora perchè c' è troppa gente che mi leva il lavoro e se non mi sta bene trovano qualcun' altro.
La discussione continuava poi con l' elenco dei paesi di provenienza degli immigrati irregolari ma diventava più caciarona e perdeva naturalmente il suo vero interesse...
L' intervento mi parve non razzista ma comunque xenofobico. Perché nelle sue parole non c'era calma, la sua era una sincera risposta che conteneva le ansie sue e di tutti noi (in fin dei conti io con una triennale in antropologia dove cazzo vado?): avvertivo preoccupazione per un futuro incerto reso ancora più difficile da una competizione serrata tra ultimi nello spartirsi le ultime briciole. Inoltre, dettaglio non trascurabile;pure lui era di giù. Tuttavia nell' abbracciare certe istanze, alcune contrapposizioni, con quel fomento, quell ardore, mi aveva appena dimostrato come facesse quel rosarnese ad essere leghista.
Anche se la sua critica era da me pienamente condivisa ( sulla regolamentazione dei flussi migratori ne ho parlato anche in post precedenti) la sua accesa preoccupazione mi faceva intuire la caratteristica, la definizione insomma, di xenofobia: risposta aggressiva di fronte ad un avvenuto contatto con un agente esterno alla società di base ritenuto nocivo per quest' ultima.
Grazie a lui comprendo molto meglio come possa radicarsi anche nei cuori delle persone migliori certa malerba.
P.S.
Questo non significa che la spiegazione per " il nostro" razzismo è solo una questione economica... Vedere le cose in maniera unilaterale e il modo che hanno i vecchietti di rappresentarsi i fatti.
P.P.S.
Non sono sicuro ma la matrice economica che porta al progressivo imbabarbarimento a cui si aggiunge anche quello culturale ( ce ne sarebbe, credo, anche uno più giuridico-legislativo che però non mi compete ) l' avevo già tirata fuori in quel pessimo post dal titolo: " Guerra o democratia" ( sun-tzu e la termodinamica).
* La prima volta che me ne parlò ero già diventato un fervente sostinitore dello sviluppo nel mezzogiorno, motivato della lettura di G. Viesti "Mezzogiorno a tradimento". Mentre sostenevo i perchè e i percome si poteva e si doveva intervernire per stimolare la crecita economica nelle zone svantaggiate del paese ecco che lei mi ferma li su due piedi raccontandomi che, di fatto, tanta gente non fa un cazzo perchè prende i soldi di chi lavora per loro nei campi.
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